APPROFONDIMENTO EFFETTO NEBBIA GROTTA SOMMERSA DELLE CORVINE 2

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APPROFONDIMENTO EFFETTO NEBBIA GROTTA SOMMERSA DELLE CORVINE 2

NARDO' FOTO ARTE STORIA
RAFFAELE ONORATO  - CENTRO DI SPELEOLOGIA SOTTOMARINA 'APOGON'

Riportiamo lo studio approfondito  e l'analisi del fenomeno 'nebbia' nella cavità sommersa
GROTTA DELLE CORVINE.

Per le immagini ed il video 'effetto nebbia' fare riferimento all'articolo precedente. (torna al menù  del Blog  e  seleziona ...L'EFFETTO DELLA NEBBIA.........)

In pochi sanno che nella Cala di Uluzzu, a Nardò, si trova uno dei siti biologici carsici sommersi più importanti al mondo: la Grotta Sottomarina delle Corvine.
Esplorata e inserita nel Catasto delle Grotte Naturali della Regione Puglia alla fine degli anni ’80, dagli speleosub di Nardò, la Grotta delle Corvine è stata studiata per anni dall’Università del Salento, in collaborazione col Centro di Speleologia Sottomarina “Apogon” e il Gruppo Speleologico Neretino. La cavità è stata oggetto di un’indagine biologica sistematica, la prima effettuata in una grotta sottomarina della costa leccese, che ha avuto inizio nel dicembre 1997 e si è conclusa nel maggio 1999. In quest’arco di tempo, sono state effettuate 35 immersioni nella grotta, alcune delle quali in notturna. Ad ogni immersione hanno preso parte, mediamente, quattro sub, per un totale di circa 140 immersioni. Lo studio della comunità vivente di un ambiente, infatti, non può limitarsi a una o poche visite ma deve tener conto delle stagioni di sviluppo che possono essere diverse da un organismo all'altro. Anche le ore diurne e notturne influenzano differentemente l'attività degli organismi. In alcune occasioni, gli speleosub neritini ed i ricercatori del Dipartimento di Biologia dell’Università del Salento, si sono immersi più volte, in orari diversi, nell'arco della stessa giornata.
La Grotta sottomarina delle Corvine, in poco più di un anno di studi, ha rivelato non poche sorprese. L'ampio volume, la tipica conformazione a caverna, la presenza di camere d'aria interne non comunicanti con l'esterno e la presenza di substrati differenti lungo il suo sviluppo, fanno sì che in essa vi sia un'alta biodiversità, comprendente un elevato numero di specie: ben 196, per l’esattezza. Di queste, due si sono rivelate nuove per la fauna italiana e tre nuove per la Scienza. La cavità, pertanto, viene indicata dagli studiosi come un “santuario” della biospeleologia marina. Ma oltre all’importanza biologica, la Grotta delle Corvine cela ulteriori importanti misteri, non ancora svelati. Il primo quesito che si è posto all’attenzione degli esploratori e degli studiosi sta nelle sue ampie dimensioni. La cavità, infatti, è praticamente costituita da un’unica, enorme sala, nella quale potrebbero entrare quasi tutte le altre grotte sommerse della costa neritina! Immaginatevi l’emozione dei primi esploratori, quando, sul finire degli anni ’80, dotati di lampade subacquee certamente non paragonabili ai potenti fari a led di cui sono dotati gli speleosub dei giorni nostri, varcarono il grande ingresso della grotta e si smarrirono, letteralmente, nel buio impenetrabile di quella specie di abisso!
Per questa sua singolare caratteristica, la grotta è stata sede della prima e probabilmente unica mostra fotografica realizzata in una cavità sommersa. Nell’estate del 2012, furono collocate nella grotta 10 gigantografie, fornite dal Team Internazionale La Salle. Le foto erano distribuite lungo un percorso di alcune decine di metri, delimitato da una robusta sagola-guida. Il successo dell’iniziativa fu enorme e la mostra fu visitata da decine e decine di subacquei provenienti da tutta Italia. Con non trascurabili ricadute sull’economia locale e sulla promozione del territorio, ci pare il caso di aggiungere.
Un altro fenomeno al quale si cerca di dare una spiegazione scientifica è l’Effetto Nebbia, che si verifica nelle grandi bolle d’aria della cavità. E’ sufficiente anche una piccola escursione del livello marino, dovuta al moto ondoso, a provocare in tali ambienti, nel giro di pochi secondi, la formazione di una fitta nebbia (nell’attimo in cui il livello dell'acqua si abbassa) e la sua successiva, rapidissima, scomparsa (nell’attimo della risalita del livello marino, con conseguente compressione dell'atmosfera nelle camere d’aria).
Su questo fenomeno fino ad oggi non erano stati effettuati veri e propri studi ma avanzate solo teorie. Tre grandissimi studiosi dei fenomeni carsici, il prof. Arrigo Cigna, il prof. Giovanni Badino, recentemente ed immaturamente scomparso, ed il prof. Paolo Forti hanno formulato tesi che vanno dalla presenza di particelle radioattive nella cavità, a contributi legati a processi ipercarsici. Questi ultimi consistono in una corrosione particolarmente aggressiva sulla roccia calcarea, dovuta alla miscelazione di acque con caratteristiche fisiche o chimiche diverse. Queste teorie non sono infondate, dato che nel Salento, ed anche lungo la costa di Nardò, sono segnalate numerose risorgive solfuree, che determinano intenso sviluppo. Nella provincia di Lecce, inoltre, è accertata l’esistenza di Radon, un gas radioattivo naturale, incolore e inodore. Accertare la presenza di Radon nelle camere d’aria delle Grotta delle Corvine potrebbe aiutare a spiegare il fenomeno della nebbia nelle bolle d’aria della grotta. Affinché si formi e poi sparisca la nebbia, in una successione di tempo così rapida, è necessario, infatti, che nell’atmosfera delle zone emerse della grotta ci sia la presenza di particelle in sospensione. In laboratorio il fenomeno della nebbia viene creato in una sorta di camera stagna, definita “Camera a Nebbia” o “Camera di Wilson”, nella quale l’atmosfera interna viene sottoposta a compressione e successiva decompressione. Le campane d’aria della Grotta delle Corvine, pertanto, potrebbero rivelarsi delle Camere di Wilson naturali. Fenomeno più unico che raro!
Nella primavera di quest’anno, gli speleosub di Apogon, con la direzione scientifica del prof. Mario Parise, (Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università Aldo Moro di Bari), e con l’indispensabile collaborazione dell’Ing. Massimo Esposito, titolare della ditta “U-Series” di Bologna, specializzata nel rilevamento di Radon, che ha fornito gratuitamente i sensori, hanno deciso di tentare un’impresa finora ritenuta impossibile: misurare una eventuale presenza di Radon nelle zone emerse della Grotta Sottomarina delle Corvine. Tale misurazione comportava la necessità di trasportare sott’acqua, per un percorso di circa 60 metri e ad una profondità massima di circa 8, dei sensori per la misurazione del radon, che vanno mantenuti asciutti per garantirne il corretto funzionamento. Gli apparati, inoltre, dovevano essere collocati a diverse altezze (a partire da 50 cm dal livello del mare, fino ad un’altezza massima di 6 metri) all’interno della sala emersa, non dovevano essere fissati sulle pareti della cavità ma restare ben distanti da esse e, infine, dovevano rimanere in loco per almeno 15 giorni, prima di essere recuperati ed inviati in laboratorio per le analisi.
Gli speleosub di Apogon, Michele Onorato, Marco Poto,  Mario Congedo e Raffaele Onorato, con non poca fatica ed impegno, sono riusciti a realizzare una stazione di monitoraggio che soddisfacesse tutte queste necessità e, grazie al prezioso ed indispensabile supporto nautico di Andrea Costantini, titolare del diving Costa del Sud, di Santa Caterina, anch’egli socio di Apogon, nel mese di maggio 2021 hanno trasportato sott’acqua e a montato nelle sale post-sifone della grotta sottomarina, tutto il necessario per le misurazioni.
L’esperimento è perfettamente riuscito e studiosi e speleosub sono riusciti a dimostrare la presenza di Radon nella grotta sottomarina, e lo hanno quantificato, oltre a verificarne le concentrazioni lungo l’intera altezza della sala.
È stato, pertanto, compiuto un primo, importante, passo per la comprensione del fenomeno nebbia e delle dinamiche chimico-fisiche all'interno della Grotta Sottomarina delle Corvine.
Ma si è solo all’inizio…
Le domande scientifiche poste da questo straordinario sito sono molteplici: dalla comprensione degli aspetti speleogenetici (cioè, della formazione del sistema carsico), alle sue dimensioni (difficilmente spiegabili solo per ipercarsismo), ad altri aspetti geologici e geomorfologici. Per ritornare poi al Radon, la cui presenza dovrebbe essere monitorata su periodi più lunghi di tempo, e meglio quantificata. E, ancora, la relazione tra un ambiente con presenza significativa di tale gas e la sua eccezionale varietà biospeleologica, già approfonditamente documentata.
Insomma, la quantità e varietà dei quesiti scientifici aperti richiedono un approccio multi-disciplinare, dedicato allo studio di un sito la cui straordinaria importanza ci ha sinora mostrato solo la punta dell’iceberg della Grotta delle Corvine.
La speranza è che, con il continuo impegno degli studiosi, l’indispensabile apporto degli speleosubacquei e la disponibilità di Amministratori illuminati e sensibili all’argomento “Cultura & Ricerca Scientifica” (e continuiamo a parlare di rarità), nei prossimi anni alcuni dei misteri avvolti… nella nebbia della Grotta delle Corvine possano essere svelati.
 
 
Raffaele Onorato
 
Centro di Speleologia Sottomarina Apogon





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