Pietro De Florio - NARDO' FOTO ARTE STORIA

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Pietro De Florio

STORIA D'ARTE
PIETRO DE FLORIO  
                                   8 Novembre 2021


Alcuni dipinti settecenteschi nella Cattedrale di Nardò (e altrove).
di Pietro De Florio

Uno dei più autorevoli diffusori della maniera di Luca Giordano (1) nella provincia napoletana e, in particolare nel Salento (nonostante la carenza di opere del Giordano), fu Paolo De Matteis (nato nel 1662 a Piano di Oria nel Salernitano e morto a Napoli nel 1728), il De Dominici ne traccia una corposa biografia da cui si possono trarre utili informazioni (2).
D’impostazione giordanesca, non senza una sensibilità rocaille è la Madonna delle anime purganti, nella cattedrale di Nardò, attribuita al De Matteis, stando alla visita pastorale del Vescovo Sanfelice del 1719. La tele si trova inserita in un pregevole altare ornato da colonne tortili, opera di Placido Buffelli di Alessano (3).
Alla serenità fiduciosa dei purganti corrisponde in alto la figura austera, giusta e indulgente della Vergine con il Bambino.
Preziose sono le qualità cromatiche prevalentemente primarie, cioè tra le tinte calde e rossastre (in basso) e il blu – turchese chiaro del manto della Vergine, registri tonali mediati dal rosa pastello del drappeggio cangiante e svolazzante dell’angelo dei suffragi reggente
l’acquasantiera, fino alle note di giallo ambrato del copricapo ricadente sulle spalle della Madonna. In alto il luminoso cielo dorato. La ponderazione formale di ascendenza marattesca si coniuga con la morbidezza equilibrata del colorito (accordi tonali prevalentemente primari), dai richiami rocaille tendenti al celeste chiaro, quasi maiolicato, nella parte centrale del dipinto, in funzione di cesura simmetrica formale (Figg.1,2,3). Altra tela eseguita tra il 1708 e il 1715 con analogo soggetto si trova nella chiesa Del Purgatorio a Monopoli.
L’altra maniera figurativa, in alternativa a quella del Giordano che si diffonde nel napoletano nel sec. XVIII, appartiene a Francesco Solimena.
A questa scuola si possono attribuire (4)  due solenni tele (di ignoto pittore) allogate nel presbiterio della chiesa del Carmine a Nardò, raffiguranti S. Nicola e S. Gregorio Armeno (Fig. 4 ) , quest’ultimo, in particolare, richiama, per il palpabile impasto luministico, al primo Solimena degli inizi incline al linguaggio del Lanfranco e ai cromatismi scuri di Mattia Preti.
Interessante in questa chiesa un’altra tela settecentesca (non solimenesca), per l’originalità iconografica diffusa principalmente in America Latina, vale a dire la Divina pastora (Fig. 5), secondo una visione di padre Isidoro di Siviglia (nato nel 1703).(5)
Come si vedrà più avanti, nel sec. XVIII Nardò diventa un centro culturale di primo piano nel Salento e, non mancano opere del Solimena e della sua scuola (si veda anche quanto riportato al par. 1.9). Della fine del ‘600 del Solimena è la Madonna in gloria e i  santi Pietro e Paolo (Fig. 6 ), sita nell’episcopio. L’opera si caratterizza dall’inarcamento del possente snodo plastico (dal libro in basso al manto svolazzante in alto) a cui corrisponde una sorta di esaltazione cromatica: dall’arancione ambrato al rosso
e al verde, fino alla mantella blu della Vergine. La pregnanza formale nasce sia dalla scorrevolezza plastica dei passaggi chiaroscurali bianco – grigio, sia dall’incarnato sensibile alla drammatizzazione luministica; si avverte un richiamo Mattia Preti ed anche alla tradizione caravaggesca napoletana.(6)
Uno dei migliori allievi del Solimena, secondo il De Dominici, è Leonardo Antonio Olivieri, nato a Martina Franca nel 1689 e morto nel 1752 (7) , dipinge, probabilmente,  L’arrivo a Nardò delle reliquie di S. Gregorio Armeno, ora nell’episcopio (opera attribuita in origine al Solimena).(8)       
 
Altre opere del pittore martinese sono presenti nella cattedrale neretina: un Battesimo di Cristo e l’Immacolata e Santi. La prima (Figg. 7, 8) è del 1730 circa, un’opera pregevole, dalle gestualità contenute e i corpi abilmente modellati dal pacato fluire della luce in primo piano. La dinamica del racconto pittorico fluisce dai panneggi blu per il Cristo (il cui portamento mostra evidenti analogie con soggetto simile del Solimena)(9) e rosso per il Battista, due colori primari che avanzano rispetto al fondo bruno atmosferico e montano (pressoché da manierismo leonardesco). Il paesaggio in lontananza si collega al primo piano grazie allo scorrere del fiume Giordano sulle cui rive sono posti l’uno di fronte all’altro i due protagonisti.
 
La seconda opera(10) (Figg. 9, 10, 11) si distingue per la raffinata qualità coloristica, nell’accorto dosaggio dei toni: dai blu nel manto in primo piano del S. Sebastiano e quello della Vergine, mediati in accordo dalla centrale e luminosa tinta orchidea cangiante della veste che trascolora nell’incarnato caldo del volto della Madonna e nella luce dorata del cielo. Tutto ciò non fa che esaltare la plastica delle figure disposte intorno alla Vergine. Le superfici pittoriche appaiono levigate e scorrevoli, senza particolari increspature luministiche e ingorghi di pieghe, denotando una certa vicinanza a Francesco De Mura. Da notare la nota iconografica (non sempre presente) dello specchio quale allegoria della verità. Nella cappella di S. Giovanni Evangelista, nella cattedrale di Nardò, si trova la pala raffigurante la Vergine e S. Giovanni Evangelista (Figg. 12, 13) forse dell’Olivieri, dipinta intorno agli anni trenta. Il santo indossa un saio marrone, si vedono gli attributi iconografici dell’aquila e la coppa con una vipera (in ricordo della sfida contro il sacerdote di Efeso, Diana) che denotano l’evangelista. Un dipinto delicato, dall’effetto tonale caldo originato da un modellato soffice e vaporoso; sapienti pennellate compendiarie quasi vagamente impressionistiche delineano il grazioso volto di giovane popolana della Vergine.

Nella cattedrale si segnala, inoltre, l’Arcangelo Michele che calpesta il demonio, dipinto rientrante nella cerchia del Solimena (Fig.14). L’evidenza plastica dell’arcangelo si fonda sulla linea a s che si intreccia con il grande drappo rosso alle spalle in accordo cromatico con il blu della corazza anatomica. Sotto il serpentinato rossastro demone ribadisce in scorcio la linea dell’arcangelo.
 






Pietro De Florio

1 Raffaello Causa, Pittura Napoletana dal XV al XIX Secolo, Arti Grafiche, Bergamo, 1957, p.59.
2 Bernardo De Dominici, Vite dei Pittori, Scultori ed Architetti Napoletani (1742 – 45), Edizione Tipografia
Trani, Napoli, 1846, Tomo IV, pp. 313 – 360.
Si veda anche Giovanni Pietro Bellori, La Vita de’ Pittori, Scultori e Architetti Moderni (1672) vol. II, a cura
di Evelina Borea, introduz. Giovanni Previtali, presentaz. Tomaso Montanari, Einaudi, Torino, 2009, La Vita
di Paolo De Matteis
3 Benedetto Vetere, Salvatore Micali, Nardò, Congedo, Galatina, 1979, p. 18; Emilio Mazzarella, La Cattedrale
di Nardò, Congedo, Galatina, 1982, p.111
4 Emilio Mazzarella, Nardò Sacra, a cura di Marcello Gaballo, Congedo Editore Galatina, 1990, p. 148
5cfr. La Divina pastora: www.adoratrici.it/bellezza/storie-mariane-e-simboli/la-divina-pastora
6 B. De Dominici, Op. cit., tomo IV, pp. 550 – 562
7 Michele D’Elia, La Pittura Barocca, La Pittura del Settecento, in AA.VV. La Puglia tra Barocco e Rococò,
Electa, Milano, 1982, p. 296
8 Domenica Pasculli Ferrara, Leonardo Antonio Olivieri, Ricerche sul Sei – Settecento in Puglia, 1982 – 83, vol.
II Schena Editore, Fasano, pp. 128 – 230 e segg.
9http://soloarte.atelierdesarts.com/artisti/old/s/solimena-francesco/solimena-francesco.html
10 Emilio Mazzarella, La Cattedrale di Nardò, Congedo Editore Galatina, 1982, p. 111

   
 
 
 
 
 
 
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