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Pantaleone Pagliula

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PANTALEONE PAGLIULA         Nardò, 3 Ottobre 2022                                | inserito Eco/Ambiente 03.10.2022

A PROPOSITO DELLE FUGHE DI GAS NEL MAR BALTICO
 
 
Il Nord Stream 1 e il Nord Stream 2, i due principali gasdotti che trasportano gas naturale tra la Russia e l'Europa, qualche giorno fa sono stati interessati da misteriose perdite in più punti. Inizialmente le fughe di gas dalle due strutture sottomarine che attraversano il Baltico fino alla Germania sono state rilevate come cali di pressione, ma nella giornata di martedì 27 settembre hanno iniziato a circolare immagini del gas che ribolliva sotto alla superficie del mare.
Si tratterebbe non di piccole crepe ma di grossi buchi e pertanto si rincorrono le voci di un sabotaggio per alimentare la dipendenza energetica europea.
In attesa di risposte che chiariscano quanto è accaduto sotto il Mar Baltico è opportuno capire la gravità che l’impatto del gas fuoriuscito avrà sull’atmosfera e sui cambiamenti climatici. Intanto è opportuno conoscere  che Il gas naturale è un combustibile fossile composto per il 90% da metano (CH4) e per la parte restante da una miscela di idrocarburi e altri gas (azoto, propano, butano, CO2) e questo mix, che si è formato per decomposizione di materiale biologico nell'arco di milioni di anni, si trova in giacimenti sotto alla superficie terrestre o sotto ai fondali marini.
Il metano , principale ingrediente del gas naturale, è un potente gas serra il cui effetto nocivo , nei primi 20 anni dopo l’emissione,è  80 volte superiore a quello della CO2 .  
                                                                                                                     
Secondo studi appropriati realizzati da ricercatori del NOAA (National Oceanic and Atmosferic Adminstration) di Boulder nel Colorado , le emissioni di metano prodotte dall’industria estrattiva negli ultimi due decenni avrebbero azzerato i benefici sul clima portati dalla conversione a metano degli impianti a carbone dello stesso periodo.     
I ricercatori hanno anche provato a stimare il valore commerciale del metano immesso per errore nell’atmosfera tra il 1995 e il 2015: circa 2 miliardi di dollari di gas dispersi per nulla più che sufficienti a riscaldare 10 milioni di abitazioni. Nel Mar Baltico nessuno dei due gasdotti era operativo nell'ultimo periodo, ma entrambi contenevano gas pressurizzato e scorrevano al momento delle perdite 177 milioni di metri cubi di gas naturale.   
 
Alcuni scienziati, come quelli dell'organizzazione ambientalista tedesca Umwelthilfe Deutsche , ritengono che il gas fuoriuscito avrà un impatto contenuto sui gas serra in atmosfera  perché trattandosi di perdite sottomarine  il metano, rilasciato in acque molto profonde,  viene quasi completamente ossidato e si degrada per mezzo dei  batteri metanotrofici (cioè che si nutrono di metano) presenti nell’acqua  lasciando dietro di sé "solo" CO2, che è  parecchio inquinante ma meno potente come gas serra.
Di contro è allarmante la dichiarazione   di Grant Allen, scienziato ambientale esperto di gas naturale e composizione atmosferica dell'Università di Manchester, secondo cui le perdite nel Mar Baltico potrebbero essere così ingenti e la colonna di gas in acqua così pura e violenta da rendere difficile ai batteri una qualunque azione mitigatrice.
 
Come conseguenza difficilmente si può escludere un impatto immediato sulla vita marina nel Baltico: le perdite di gas causeranno fenomeni di tossicità dell'acqua a livello locale attorno alle condotte, con effetti nefasti su pesci, molluschi e altri animali acquatici, specialmente su quelli che per natura non si spostano o si muovono lentamente.
Il metano è il peggiore tra i gas serra che dovremmo saper controllare tenendo conto che  la maggior parte delle sue emissioni è causata da perdite negli impianti, macchinari mal funzionanti e altre condizioni operative anomale.
Tornando al metano che è fuoriuscito dal Mar Baltico l’osservatorio europeo Integrated Carbon Observation System (Icos) ha osservato che un'importante nube di gas  che proviene dai gasdotti del Baltico è diretta sulla Scandinavia e  sta arrivando  nel Nord Europa  e non è escluso secondo Bernardo Gozzini , direttore del Consorzio Lamma CNR ,che una coda possa raggiungere l'Italia .
 


Pantaleone Pagliula                                                                                                                              


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